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Acceptance Commitment Therapy - ACT

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L’Acceptance and Commitment Therapy (ACT; pronunciata come una singola parola che in inglese significa “azione”, e non A-C-T) è una forma di psicoterapia cognitivo-comportamentale sviluppatasi all’interno di una cornice teorica (Relational Frame Theory e analisi funzionale del comportamento) e filosofica (Contextual Behavioral Science/Functional Contextualism) coerente e basata su evidenze sperimentali, che usa strategie esperienziali di accettazione e mindfulness, insieme a strategie di impegno nell’azione e modificazione del comportamento, al fine di incrementare la flessibilità psicologica. L’ACT propone una visione psicopatologica peculiare, radicata nei normali processi di linguaggio e cognizione umani, anziché in specifici deficit cognitivi o neurologici. L’ACT ha promosso da subito una visione della psicologia umana esistenziale e non convenzionale e per queste sue caratteristiche viene annoverata all’interno del movimento contemporaneo delle psicoterapie di terza generazione.

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L’Acceptance and Commitment Therapy si basa sul concetto di flessibilità psicologica: essere pienamente in contatto con il momento presente, come essere umano consapevole e, sulla base di ciò che la situazione permette, cambiare o persistere in comportamenti che perseguono i propri valori di vita. Obiettivo dell’ACT è di aiutare il cliente a scegliere di agire in modo efficace (comportamenti concreti in linea con i propri valori) anche in presenza di eventi privati difficoltosi o interferenti.

La flessibilità psicologica andrebbe intesa come un campo composto da sei processi terapeutici interdipendenti (e di converso patologici): PF= f (a, d, sc, pm, v, c)

dove la flessibilità psicologica (psychological flexibility, PF) è funzione dell’accettazione (acceptance, a), della defusione cognitiva (defusion, d), del sé come contesto (self-as-context, sc), del contatto con il momento presente (present moment, pm), dei valori di riferimento (values, v) e impegno (commitment, c).

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Nel modello ACT l’aggregato composto dai primi quattro termini all’interno della parentesi (accettazione, defusione cognitiva, contatto con il momento presente e sé come contesto) rappresentano i “processi di mindfulness e di accettazione”, mentre l’aggregato composto dagli ultimi quattro termini (sé come contesto, contatto con il momento presente, valori e impegno) rappresentano i “processi di impegno e cambiamento comportamentale”. Questa bipartizione è molto importante perché racchiude in se stessa il significato dell’acronimo ACT (acceptance and commitment).

Il campo comportamentale sopra descritto, denominato Hexaflex, rappresenta un modello del comportamento fisiologico umano. Infatti l’ACT è una forma di terapia transdiagnostica che non si focalizza sul specifici deficit, danni o diagnosi. Con il termine flessibilità psicologica viene descritto il normale funzionamento dell’essere umano, mentre la rigidità psicologica rappresenta il funzionamento psicopatologico, frutto di uno squilibrio o un blocco della normale interdipendenza dei sei processi dell’Hexaflex

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Eye Movement Desensitization and Reprocessing - EMDR
(Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari)

L’EMDR è un approccio terapeutico utilizzato per il trattamento del trauma e di problematiche legate allo stress, soprattutto allo stress traumatico.

L’EMDR si focalizza sul ricordo dell’esperienza traumatica ed è una metodologia completa che utilizza i movimenti oculari o altre forme di stimolazione alternata destro/sinistra per trattare disturbi legati direttamente a esperienze traumatiche o particolarmente stressanti dal punto di vista emotivo.

Dopo una o più sedute di EMDR, i ricordi disturbanti legati all’evento traumatico hanno una desensibilizzazione, perdono la loro carica emotiva negativa. Il cambiamento è molto rapido, indipendentemente dagli anni che sono passati dall’evento. L’immagine cambia nei contenuti e nel modo in cui si presenta, i pensieri intrusivi in genere si attutiscono o spariscono, diventando più adattivi dal punto di vista terapeutico e le emozioni e sensazioni fisiche si riducono di intensità. L’elaborazione dell’esperienza traumatica che avviene con l’EMDR permette al paziente, attraverso la desensibilizzazione e la ristrutturazione cognitiva che avviene, di cambiare prospettiva, cambiando le valutazioni cognitive su di sé, incorporando emozioni adeguate alla situazione oltre ad eliminare le reazioni fisiche. Questo permette, in ultima istanza, di adottare comportamenti più adattivi. Dal punto di vista clinico e diagnostico, dopo un trattamento con EMDR il paziente non presenta più la sintomatologia tipica del disturbo post-traumatico da stress, quindi non si riscontrano più gli aspetti di intrusività dei pensieri e ricordi, i comportamenti di evitamento e l’iperarousal neurovegetativo nei confronti di stimoli legati all’evento, percepiti come pericolo. Un altro cambiamento significativo è dato dal fatto che il paziente discrimina meglio i pericoli reali da quelli immaginari condizionati dall’ansia.

Dopo l’EMDR il paziente ricorda l’evento ma il contenuto è totalmente integrato in una prospettiva più adattiva. L’esperienza è usata in modo costruttivo dall’individuo ed è integrata in uno schema cognitivo ed emotivo positivo. Cioè il paziente realizza le connessioni di associazioni appropriate, quello che è utile è appreso ed immagazzinato con l’emozione corrispondente ed è disponibile per l’uso futuro.

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QUALI SONO LE BASI DELL’EMDR?

L’approccio EMDR, adottato da un numero sempre crescente di psicoterapeuti in tutto il mondo, è basato sul modello di elaborazione adattiva dell’Informazione (AIP). Secondo l’AIP, l’evento traumatico vissuto dal soggetto viene immagazzinato in memoria insieme alle emozioni, percezioni, cognizioni e sensazioni fisiche disturbanti che hanno caratterizzato quel momento. Tutte queste informazioni immagazzinate in modo disfunzionale, restano “congelate” all’interno delle reti neurali e incapaci di mettersi in connessione con le altre reti con informazioni utili. Le informazioni ”congelate” e racchiuse nelle reti neurali, non potendo essere elaborate, continuano a provocare disagio nel soggetto, fino a portare all’insorgenza di patologie come il disturbo da stress post traumatico (PTSD) e altri disturbi psicologici. Le cicatrici degli avvenimenti più dolorosi, infatti, non scompaiono facilmente dal cervello: molte persone continuano dopo decenni a soffrire di sintomi che ne condizionano il benessere e impediscono loro di riprendere una nuova vita.
L’obiettivo dell’EMDR è quello di ripristinare il naturale processo di elaborazione delle informazioni presenti in memoria per giungere ad una risoluzione adattiva attraverso la creazione di nuove connessioni più funzionali. Una volta avvenuto ciò, il paziente può vedere l’evento disturbante e se stesso da una nuova prospettiva. L’EMDR considera tutti gli aspetti di un’ esperienza stressante o traumatica, sia quelli cognitivi ed emotivi che quelli comportamentali e neurofisiologici. Utilizzando un protocollo strutturato il terapeuta  guida il paziente nella descrizione dell’evento traumatico, aiutandolo a scegliere gli elementi disturbanti importanti. Al termine della seduta di EMDR, quando il processo di rielaborazione ha raggiunto la risoluzione adattiva, l’esperienza è usata in modo costruttivo dalla persona ed è integrata in uno schema cognitivo ed emotivo positivo.

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Dato il riconoscimento a livello mondiale dell’efficacia di questo metodo terapeutico per il trattamento del trauma, ad oggi più di 120.000 clinici in tutto il mondo usano questa terapia. Milioni di persone sono state trattate con successo negli ultimi anni.

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Compassion Focused Therapy - CFT 
(Terapia Focalizzata sulla Compassione)

La Terapia Focalizzata sulla Compassione (CFT) è nata dall’osservazione di pazienti con forti componenti di vergogna e autocritica, un dialogo interno svalutante e aggressivo, legato ad emozioni eccessive di colpa e vergogna. È attualmente impiegata in vari ambiti clinici per aiutare i pazienti a sviluppare sentimenti di vicinanza con se stessi e un dialogo interno più accettante, validante e compassionevole.

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La Terapia Focalizzata sulla Compassione (CFT) offre una spiegazione della psicopatologia e del suo mantenimento basata sul funzionamento di alcuni sistemi sistemi motivazionali e affettivi connessi all’attaccamento (tra cui la compassione).

L’attivazione di questo sistema motivazionale garantirebbe un cambiamento nel paziente che spesso non è possibile solo attraverso un intervento diretto sulle sue cosiddette credenze “disfunzionali”. In linea con i più recenti studi sull’efficacia di psicoterapie che coinvolgano anche “il corpo”, la CFT propone un insieme di pratiche cognitive, meditative e corporee che facilitano il miglioramento di indici fisiologici (HRV: variabilità inter-battito) connessi alla capacità di regolare efficacemente le emozioni e sperimentare empatia e compassione verso se stessi.

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Terapia Metacognitiva Interpersonale (TMI)

La Terapia Metacognitiva Interpersonale appartiene all`ultima generazione delle psicoterapie cognitive sviluppate negli ultimi venti anni. E’ nata e si è sviluppata a metà degli anni ’90 per adattare i modelli di terapia cognitiva alla cura dei pazienti con disturbi di personalità, che rispondevano meno ai trattamenti psicoterapeutici esistenti all`epoca. Tali pazienti presentavano una serie di problemi che andavano affrontati con attenzione per favorire la cura.

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GLI OBIETTIVI DELLA TERAPIA METACOGNITIVA INTERPERSONALE

La Terapia Metacognitiva Interpersonale mira a:

  1. Migliorare la metacognizione, ovvero

    • la capacità di comprendere i pensieri, le emozioni, le cause psicologiche dei propri comportamenti disfunzionali;

    • promuovere ed affinare la capacità di capire cosa gli altri pensano, provano e cosa li muove ad agire;

    • utilizzare la conoscenza sul proprio mondo interno e sul mondo psicologico degli altri per lenire la sofferenza e promuovere modi di relazionarsi con gli altri che permettano di vivere una vita sociale più realizzata, piena di senso e attiva.

  2. Comprendere quali sono gli schemi interpersonali che guidano le azioni che a loro volta portano a soffrire e a bloccare la vita sentimentale, affettiva e di relazione in generale.

  3. Comprendere quali siano le strategie che la persona adotta per calmare le emozioni negative o superare momenti di passività, chiusura e depressione.

  4. Una volta aumentata la capacità di capire gli stati mentali, ovvero la metacognizione, e una volta compresi gli schemi interpersonali problematici e le strategie disfunzionali per regolare le emozioni negative, paziente e terapeuta intraprendono una serie di azioni volte a promuovere il cambiamento.

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